Un nuovo anno è finalmente cominciato, e con l’avvicinarsi delle feste dei Palilia, di quel 21 Aprile anche Giorno Natale di Roma, siamo lieti di annunciarvi l’undicesimo numero di Arya, nostra rivista ufficiale.
Come ogni anno, l’inizio della stagione primaverile e dell’Anno Religioso alle Calende di Marzo, non possono che riportarci alla mente l’Anno Uno in cui la nostra Tradizione, oltre che Italica ed immemoriale, si fece compiutamente anche Romana: l’anno in cui, 2768 anni fa Re Romolo fondò Roma. Anno Uno, e non banalmente “primo annoâ€, perché quella che potrebbe sembrare la fondazione di un insediamento italico-indoeuropeo trai tanti, fu piuttosto la riconnessione del nostro ciclo storico discendente con il momento eterno ed a-temporale della Divina Emanazione dal Centro: il Divino si incarnò nuovamente nella Storia, tramite le azioni di Romolo, Quirino fatto uomo, figlio di Marte e di tutti gli uomini della sua stirpe, fisica o spirituale, che continuarono con abnegazione e spirito di sacrificio a compierne le gesta luminose in un mondo che, al contrario, si faceva sempre più oscuro; uomini che, nella maggior parte dei casi, non hanno lasciato dietro di se nemmeno il loro nome, a beneficio del Nume di Roma, eretto a difesa e centro sempiterno della Italica Madre Terra e dell’Europa madre di popoli.
E’ indubbio come ancora oggi, in un mondo precipitato in una dimensione a-mitica ed a-spirituale, dove la superstizione rappresenta gran parte della spiritualità per l’appunto “superstiteâ€, Roma sia essenzialmente un Mito: come tutti i Miti essa è rivelatrice di Verità per chi ha mente sgombra e cuore puro, e sorgente di infinite fantasie, belle e brutte, per chi invece si ferma alla superficie. Non vi tedieremo ulteriormente a proposito di come, in cattiva o buona fede, Roma sia di volta in volta eletta a presunta antenata delle ideologie e delle estetiche più improbabilmente lontane dalle sue prische origini: modernismo, imperialismo occidentalista, edonismo, neo-fascismi caricaturali, innumerevoli “nuove Rome†evocate attraverso decine di teorie contrastanti.
E’ normale ed inevitabile, come Venere ispirava ingenui e licenziosi versi di poeti ellenizzanti, come si finì per credere (in epoca relativamente recente) che davvero Giove fosse una sorta di buffo donnaiolo che dimorerebbe su una nuvola, che anche il Mito di Roma abbia tutta la sua serie di deviazioni, poeticamente romantiche quanto aride e deprecabili, da ignorare o da combattere.
E’ piuttosto altro che ci preoccupa: immaginate che Roma sia un Sole che irradi tutte le nostre Terre italico-hesperiane ed europee, e che qualcuno voglia coprirlo con una cappa scura. Per proteggerlo? Per rubarlo? Lasciamo a voi il giudizio su qualcosa che è sempre stato fatto, non in ultimo dai primari responsabili della grande ascesa dell’ateismo e della superstizione negli ultimi secoli di S.P.Q.R. Il furto del Sole, che non si spegne, che continua ad ardere, che brucia teli su teli, che i vecchi e i nuovi ladri devono continuamente cambiare, talvolta bruciandosi le lunghe vesti, è oramai storia antica.
Recentemente osserviamo il riemergere, in chiave strumentale, di una delle più pericolose teorie fanta-mitologiche a proposito di Roma, vale a dire tutto quell’insieme di visioni pseudo-esoteriche, occultistiche, fantasiose, massoniche e para-massoniche secondo cui l’Urbe Eterna e lo spazio da essa regolato, specie nella sua fase imperiale, altro non fosse che un bellissimo e vuoto contenitore di mai esistito marmo bianco, volto a contenere tutto meno che la Tradizione Italica che ha generato Roma quale sua prosecuzione e difesa dall’Età del Ferro: idee pericolose, perché ammantate di misticismo, occultismo, autoreferenziali patacche iniziatiche che di certo non possono risalire a prima del 18°\19° secolo, fideismo e dogmatismo. Idee che vedono Roma come assolutamente disgiunta dalle sue radici storiche Etrusche, Italiche ed Indoeuropee (rispetto alle quali è comunque qualcosa di diverso, di nuovo-antico), radici che vengono persino dileggiate o sminuite: Roma è vista invece per quello che fu la sua periferia, o meglio per quello che esprimeva le più varie spiritualità , misteriche, religiose o superstiziose che fossero, diffuse nei territori che Roma amministrò storicamente; un Egitto spesso più immaginario che reale, una Caldea dai confini e dalla lingua che sfuggono ad ogni serio confronto con l’accademia, druidi reinventati nel 1700, nonché tutti gli sviluppi esoterici medievali e rinascimentali, spesso mitizzati e poco conosciuti. Roma vista, quindi, come null’altro che quella forza un po’ rozza e contadina (si noti come il termine “pagano†sia largamente utilizzato all’interno dei discorsi di chi ripropone strumentalmente tutto questo vecchiume), ed un pochino quella brava amministratrice di leggi (intese modernamente), vittoriosa per calcolo strategico ed infaticabile costruttrice di strade ed acquedotti e bonificatrice di paludi. Non a caso tutta questa mitologia spopola presso chi pensa che il bonificare paludi e il costruire opere pubbliche renda una particolare fase storica delle nostre terre, che nessuno qui sterilmente depreca, degna erede di Roma!
Non ci vogliamo certo scagliare, come peraltro precisato nell’incipit, contro immaginari fantasiosi a proposito di Roma, che quando verifichiamo essere negativi semplicemente combattiamo senza odio o disprezzo alcuni.
Lungi da noi criticare la lontananza di un Dante, di un Cornelio Agrippa, di un Giordano Bruno, dallo spirito di una Roma prisca della quale l’oscurarsi visibile gli rendeva forse difficile capirne l’Essenza… anzi! L’Amore per Roma ispirò il Rinascimento esoterico, artistico e poetico, come prima aveva ispirato Trovatori e Fedeli d’Amore! L’amore romantico per qualcosa che era creduto in buona parte perduto, perlomeno per il momento. Di diversa pasta, secondo noi, è già l’arroganza titanista dell’occultismo recente nei confronti dell’Idea Romana, vista come un mero contenitore di Misteri più immaginati che reali, visti attraverso la lente di una impostazione massonicheggiante, confondendo le Divine Iniziazioni che risvegliano la Mente (Proclo) con fumisterie magistiche tutte moderne (o meglio, considerate deprecabile superstizione nell’Antichità ), volte alla (opinabile) salvezza individuale del singolo o di piccoli gruppi di fortunati. Roma come muro di scudi legionari, mura possenti, leggi sicure, giustizia, vittoria a solo uso e consumo di una manciata di “iniziati†mai esistiti per come costoro li immaginano: persone irreligiose, che irridono la Religione tradizionale, che disprezzano i Riti e non li onorano, che si sentono superiori ed estranei al popolo e alle sue leggi. Ma nemmeno vogliamo scagliarci contro chi in passato, nella sua opera di ri-centratura, cadde vittima di distrazioni in parte causate dalla mancanza di conoscenza effettiva e di umiltà nei confronti degli Avi e degli Dei. E’ contro chi oggi continua, alla luce di quanto riemerse e riemerge sempre più forte, rifiorente in seno a Flora, ad agitare il recente passato con le sue teorie ben poco religiose, contro l’antichità degli Avi stessa e contro la stessa idea che vede rinascere l’Italia odierna nel solco dei suoi antenati italico-indoeuropei prima di tutto, per essere poi scaldata e rifecondata dall’Eterno Sole di Roma, che noi non possiamo far altro che opporci: chi in nome di egotici personalismi ed eruditi collezionismi di idee altrui non fa che irridere la verità per cui la nostra Tradizione vive, pulsa, rifiorisce, e ad essa ci si possa riavvicinare, ri-centrandosi. Parlano di “devozionalismi religiosi inutili nel Kali Yugaâ€, parlando senza conoscere la tradizione indiana che citano e la cronologia dei tempi appartenenti a tale Ciclo secondo i nostri parenti d’Oriente. Roma stessa nacque in pieno Kali Yuga, se ha senso mescolare senza riguardo la cronologia sacra di due tradizioni congiunte, eppur diverse. In piena Età del Ferro, per usare i nostri riferimenti di Tempo Sacro, la Roma di Romolo si rimanifesta, su di un sito per altro già sacro, dove è logico intuire che altre “Rome prima di Roma†si manifestarono in passato. Contro i cosiddetti “pagani†costoro parlano di irriducibile diversità tra il pensiero religioso, volto al controllo delle masse e a soddisfare ingenue credenze popolari, ed un “pensiero iniziaticoâ€, volto unicamente alla salvezza del singolo. Sfugge a costoro quanto l’iniziazione misterica renda al contrario ancora più lucida la religiosità di un Platone, di un Proclo, un Giuliano Imperatore e più salda la Fides di un Varrone e di un Macrobio? Non crediamo. Se è vero che i moderni cercano di vedere sé stessi negli antichi, reputiamo sia impossibile, per chi afferma tutto questo, ignorare dati di fatto noti a chiunque sia un minimo istruito su quanto i nostri Avi ci hanno lasciato di scritto. Non sappiamo perché tutto questo, e altro, venga ripetuto come una sorta di “mantra della disperazioneâ€. Non sappiamo perché una parte di quel mondo “tradizionalistaâ€, invece di consigliare, appoggiare o anche solo ignorare la rinascita dei Fuochi Sacri nella visibilità e nella materialità delle odierne Europa ed Italia, vada invece a scagliarsi contro chiunque osi ri-conoscersi nella Tradizione dei Padri. Alcuni probabilmente agiscono in totale buona fede… la loro “fedeâ€, ossia una neo-religione creata al tavolino dalle idee di pensatori del secolo appena trascorso; altri esprimono, anch’essi in totale onestà con loro stessi, la propria appartenenza a famiglie Geniali diverse da quella Italico-Romana. Alcuni fanno la mosca cocchiera, convinti che ad agitare le idee altrui si possa venire finalmente considerati. Tutto ciò fa parte di ciò che è ‘normale’.
Infine, probabilmente esiste, anche se ci piacerebbe che non fosse così, chi nella sua hybris è realmente convinto di poter piegare Geni, Dei e Tradizioni ai suoi capricci, e di poter rubare il Sole nascondendolo sotto la tela di un prestigiatore.
Quando Roma fu fondata, fu dotata di un Limes invalicabile con la forza: la sua prima vittima fu Remo, fratello gemello del fondatore Romolo. Qualcuno ci dice che scavalcò il pomerio per ignoranza e buona fede, altri ci narrano che lo fece per invidia ed arroganza: in ogni caso tutti concordano sul fatto che Remo morì per aver scavalcato, armato, il Confine, il Limite, e che suo fratello lo pianse amaramente. La sua morte è la garanzia che la Legge, se augurata e con Giove Ius-Pater come garanzia divina, è certa. Il Sole non può essere rubato, non c’è feticcio che possa imitarlo e non c’è straccio o palandrana che possano annebbiarlo in eterno.
Roma Renovata Resurgat!