Precisazione a proposito di “mediterraneismo” e “nordicismo”

Per decenni il “tradizionalismo”, per via delle sue origini esotericiste, (para?)massoniche, misteriche ed ermetiche, ha ricercato paragoni spesso anche forzosi tra Roma-Italia e il mondo caldeo, egizio, sumerico, talvolta persino estremo-orientale; noi non neghiamo che, in particolare se si va a parlare di correnti misteriche, questi legami talvolta abbiano reali e tangibili “fondi di verità“, ma ci piace ricordare che se si vuole trovare qualcosa di realmente simile alla religione originaria Italica, oltre che alle popolazioni pre-italiche come Etruschi, Liguri, Reti, ecc., la cui conoscenza nei limiti di quanto è possibile conoscere è INDISPENSABILE, bisogna guardare verso le culture nate dalla stessa matrice, vale a dire le culture Indoeuropee del gruppo Occidentale: Celti o Galli che dir si voglia, Germani, Pannoni ed Illiri, Iberici. In particolare l’analisi della profonda parentela, nonostante la diversificazione che ne conseguì per ovvie ragioni storiche e climatiche, esistente con la Gallia e in misura leggermente minore con il mondo germanico, scartata in vece di un neonato “mediterraneismo” dopo essersene letteralmente ubriacati in un delirio “nordicista” ed evolomane, è forse una delle chiavi per capire meglio quelle parti oscure della nostra Tradizione, quelle parti che spesso già in epoca “classica” venivano perpetuate per Pietas senza realmente comprenderne i massimi riferimenti. Altre volte, nell’ambiente, si è esagerato ed esasperato il legame a la Grecia e Roma, individuando in Roma stessa chi un clone di Atene e del suo civismo chi di Sparta e della sua attitudine guerriera e sobria: premettendo che di Ellade non ce ne fu una sola e che ci furono tante Elladi quante Italie diverse, una parentela con la Grecia esiste eccome, ma ben prima di quella classica ed ellenistica è la Grecia arcaica, in cui achei e pelasgi si incontravano e si scontravano, che può farci comprendere meglio chi eravamo e chi siamo. In conclusione: ne “mediterraneismo” ne “nordicismo”, non da ideologie politico-esotericoidi cerchiamo di decifrare i punti più oscuri e difficili della nostra Tradizione Italica: le chiavi interpretative sono Europee o tuttalpiù Euro-mediterranee, in seconda misura Indo-Europee. La conoscenza degli Europei ed europoidi mediterranei antichi, sia parlanti indoeuropeo che no (non stiamo facendo linguistica!), trattandosi di uno studio (ai fini pratici) su di una tradizione ETNICA è ben più rilevante che non l’ossessione orientalizzante verso lidi mediorientali e estremo-orientali, con cui comunque ci furono contatti anche proficui (e non sta a noi sminuirli o criticarli); l’esistenza di questi contatti Europa-Egitto, Mesopotamia-Europa vanno ANZI a confermare quanto in cui “crediamo”: se una valenza tradizionale la si riscontra anche in popolazioni più o meno lontane, essa sarà ancora più “sicura” se riscontrata presso popoli dalle più vicine origini comuni o che addirittura in epoche protostoriche del nostro continente abitarono le stesse sedi! Inoltre, in questo modo, si va ad osservare che, come volevasi dimostrare, sono il medio ed estremo oriente ad avere influssi Europei o proto-Europei, e quasi mai il contrario. In ogni caso , pur essendo tutte le tradizioni a loro modo “vere”, si osserva sempre come, con TUTTE le DOVUTE differenze (non siamo ecumenisti come non lo erano i nostri Avi fino a che gente come Caracalla non occupò lo scranno che fu di Augusto), certi concetti siano pressoché identici presso gli Elleni, gli Italici, i Celti, i Germani e così via, mentre più ci si allontana dal Focolare Europeo o euro-mediterraneo che dir si voglia, magari si incontrano gli stessi concetti e simboli, ma devianti verso altri Fuochi nelle loro ultime esplicazioni pratiche, in particolare se si parla di morale, Diritto, escatologia, pratica religiosa. In ogni caso la CONOSCENZA delle altre mitologie e pratiche religione Etnico-Gentilizie, cominciando da quelle a noi vicine per finire (se c’è tempo) con quelle più lontane, fino a che no si traduce nel pastrocchione neo-spiritualista e nell’abitudine dei superstioziosi di ieri e di oggi di “nominare invano TUTTI gli Dei” riteniamo sia ora come mai indispensabile: se un Pitagora, un Platone all’epoca sentirono necessario studiare le dottrine degli Egizi, dei Traci, dei Druidi, oggi come oggi quando il nostro Mos, il nostro Dharma, è più che mai in pericolo di fronte alle forze asuriche dell’Ignoranza, la conoscenza reciproca e il mutuo aiuto tra Sapienti e Uomini di Pietas è la cosa più auspicabile che ci possa essere. Non riteniamo che chi , nella sua dimensione domestica e privata voglia offrire la sua devozione ed essere saldo nella Pietas verso gli Avi e verso i suoi Lari, Mani e Penati sia obbligato a dedicare più tempo ai libri e agli studi che non all’Etica e alla Pietas stessa portate avanti all’interno di una vita attiva e pratica, ma quantomeno riteniamo opportuno che chi al contrario vuole impegnarsi attivamente in una dimensione “pubblica”, comunitaria, associativa che dir si voglia, ricerchi sempre una conoscenza il più possibile ottimale di quanto i nostri Avi prima di tutto e le tradizioni prima di tutto vicine e poi anche lontane ci hanno lasciato a proposito della natura del Mondo, degli Dei e degli Uomini. A livello di pratica del culto privato Italico (in senso lato) e Romano, secondo la nostra personalissima e criticabilissima interpretazione comunitaria che sottolineiamo non avere alcuna pretesa di essere “pubblica” e “ortodossa”, crediamo che questo studio debba rivolgersi in primo luogo verso l’origine Italica più recondita (riguardando oltre al mondo degli Italici indo-europei anche il mondo arcaico-mediterraneo di Pelasgi, Etruschi, paleo-Liguri, Reti, Shardana, Sicani, ecc.), in secondo luogo alla Romanità (dando la precedenza alla sua componente prisca ed originaria), ed infine in terzo luogo alle vicine tradizioni sorelle, in particolare il mondo Ellenico, quello Galllico, Germanico, Iberico, Balcanico e così via, con particolare attenzione ai primi tre citati. Se è possibile ritrovare pezzi mancanti in India, in Persia o persino in Egitto e in una qualche misura in Medioriente, non è vuoto linguismo, arido scientismo ne “eurocentrismo”, “nordicismo”, “paranazismo” subordinare queste influenze e cuginanze a quella reale, tangibile, innegabile dell’esistenza di una famiglia Europea di popoli, suddivisa in occidentali ed orientali, di cui i Romano-Italici erano INNEGABILMENTE rappresentanti ed eredi. Lo studio dell’Oriente, per quanto interessantissimo, lo lasciamo volentieri a chi fa un discorso salvifico, esoterico, individuale, che esula in buona parte dalla celebrazione familiare, gentilizia, comunitaria ed Etnica che ci siamo prefissati di ‘fare’ assieme.

 

P.S. 

Si precisa che, come sempre, questo breve chiarimento non ha alcuna intenzione di criticare o rimproverare alcuna corrente esoterica, filosofica o politica.

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